Abitare in un mondo dualistico significa che ogni espressione della Vita è comprensibile e sperimentabile solo attraverso la conoscenza e l’esperienza del suo opposto.
E il personaggio che percorre il cammino del conflitto al fine di esprimere l’armonia conosce meglio di chiunque altro tale situazione.
Egli è incline a schierarsi in ogni vicenda che vive e in tal modo ha la sensazione di esistere e di sapere chi è.
La sua attenzione è prevalentemente rivolta all’avversario di turno (persona, cosa, luogo, evento) che ritiene possa rendergli difficile la vita.
Non manca di cambiare frequentemente schieramento al sopraggiungere di nuove circostanze esterne.
Potremmo quasi dire che tale individuo è incline a evidenziare conflitti e difficoltà ovunque, anche laddove essi non siano così marcati né pressanti.
È come se avesse bisogno di vedersi costantemente in mezzo ad un campo di battaglia per trovare la forza di andare avanti e sviluppare se stesso in ogni ambito del gioco.
In altri termini, il conflitto è il carburante che usa per vivere.
Egli percepisce le varie sfaccettature della realtà duale come inconciliabili e contrapposte tra loro.
Vive sentendosi sempre in conflitto e non immagina neanche che tale convinzione gli serve per procedere sul suo cammino.
Si ritiene invece piuttosto sfortunato per tutte le battaglie che si trova a dover vivere quotidianamente che gli causano una forte componente di stress.
Non riesce, così, ad assaporare le gioie della vita vissuta attimo per attimo in quanto c’è sempre qualcuno o qualcosa che non funziona come dovrebbe.
Come se non bastasse, egli percepisce anche se stesso in maniera conflittuale.
Le sue sensazioni fisiche, emozioni e pensieri lo spingono in direzioni eterogenee.
Egli si trova a lottare tra queste diverse parti di sé e, nel farlo, disperde molta energia vitale, sentendosi spesso stanco.
Man mano che il suo sviluppo procede egli inizia, attraverso l’autocontrollo, ad indirizzare le diverse componenti di se stesso (fisica, emotiva e mentale) in un’unica direzione.
Tale risultato gli apre le porte per una nuova comprensione del gioco in quanto diviene consapevole di poter integrare diverse pulsioni in un’unica intenzione unitaria.
In altri termini, si rende conto che le apparenti contrapposizioni del mondo duale possono essere integrate in un unicum comprensivo di tutto.
È ciò che è accaduto con la sua personalità che adesso procede in un’unica direzione.
Egli applica, allora, tale consapevolezza all’esterno e comprende immediatamente quanta energia abbia sprecato nel percepirsi in eterno conflitto con avversari sempre diversi.
Tale constatazione produce in lui una vera e propria crisi.
Ha inquadrato esattamente la sfida che deve superare, ma si sente isolato e impotente.
Le forze contrarie al suo benessere gli sembrano troppo impetuose rispetto alle sue deboli qualità.
E ha la percezione di non poter fare nulla per risolvere il suo conflitto esistenziale.
Tuttavia, questa resa apparente rappresenta la base per vincere la sfida.
Infatti, essa fa crescere in lui una certa tranquillità dovuta alla certezza di avere fatto il possibile e la determinazione a mantenersi saldo nella lotta senza alcuna aspettativa di vittoria.
Si tratta dello stesso atteggiamento che aveva già sperimentato con successo nel re-indirizzamento delle varie componenti della sua personalità.
Grazie ad esso l’inclinazione a schierarsi da una parte o dall’altra del conflitto viene a scemare.
Non esiste uno schieramento migliore dell’altro, ma entrambi sono ora percepiti come un ostacolo al suo benessere.
Sceglie un nuovo punto di osservazione in cui sceglie di posizionarsi: stare in mezzo alla battaglia, mantenendosi saldo al centro.
In tal modo, egli scopre il movente comune a tutte le parti in conflitto tra loro: vivere cercando di realizzare i propri scopi ed ideali.
Si rende conto che qualsiasi espressione della vita, pur nella sua apparente dualità, è espressione di un unico fenomeno.
Il suo sdoppiamento nel mondo dualistico è necessario per poterne fare esperienza.
Egli, allora, scorge l’unità di ordine superiore che si cela dietro la conflittualità.
Diviene consapevole che l’unica qualità che gli consente di sperimentare tale stato è l’armonia, derivante dalla sintesi degli opposti.
La dualità presente nel mondo non lo inganna più.
Percepisce gli opposti attraverso cui un fenomeno si manifesta come due facce della stessa medaglia.
In tal modo gli diventa chiaro quale sia il suo talento: avere una visione unitaria che vada al di là delle apparenze.
Supportato da tale comprensione, è adesso in grado di elevare qualsiasi condizione apparentemente problematica attraverso la sua armonizzazione e a coglierne la bellezza più profonda che lo ispirerà in creazioni artistiche di ogni genere e tipo.
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