Il personaggio che percorre la via del mistico è un idealista.
Egli cerca in ogni ambito della sua vita (famiglia, lavoro, religione, amicizie ecc.), un punto di riferimento da seguire pedissequamente, perché rispondente ai suoi ideali del momento.
Inizialmente, fa tutto quello che la devozione ad un’idea (di solito personificata da un individuo o un’organizzazione) richiede.
Tuttavia, gli capita spesso di abbandonarla dopo un po’ di tempo, sostituendola con una più rispondente ai suoi mutati convincimenti.
In tal caso è convinto che il suo passato sia stato il frutto di un abbaglio.
Si sente, conseguentemente, a suo agio nel ruolo di devoto o di discepolo di qualche maestro.
È disposto a seguire quello in cui crede fino alla morte denotando un atteggiamento estremo che sfocia spesso, nel fanatismo.
Quale che sia l’ideale seguito al momento, tale personaggio è convinto che esso sia la verità e gli viene naturale dedicarsi completamente a realizzarlo.
Il suo intero essere è quindi rivolto alla via che ha scelto e non ammette che ci possano essere distrazioni o tentennamenti, né per sé, né per gli altri suoi compagni di viaggio.
È, quindi, molto critico verso le sue debolezze che, a suo dire, lo rallentano nella ricerca della Verità.
Non vede di buon occhio quelli che non hanno i suoi stessi punti di riferimento; anzi, è facile che li consideri nemici da abbattere.
Guai se offrite una caramella al figlio di un macrobiotico fanatico: vi fulminerà con il solo sguardo se non addirittura vi riempirà di prediche o invettive.
È evidente che il suo processo evolutivo passa attraverso l’arduo compito di staccarsi dalla sua adorata verità, dal ritenersi un discepolo devoto che si dedica anima e corpo ai suoi scopi.
Tale conseguimento è possibile solo qualora egli si fermi a considerare con equanimità tutti gli ideali che, nel corso della sua vita, lo hanno spinto a vivere ed agire.
Se lo fa scopre che la verità non è mai completa mantenendo il suo punto di osservazione dualistico e che la verità ultima si basa sulla somma di tutte le consapevolezze perseguite nel tempo.
In tal modo può cessare di immedesimarsi con il suo maestro di turno e comprendere che ogni cosa esistente, da qualsiasi parte la si voglia osservare, mostra una sola realtà.
La conseguenza di tale realizzazione è in linea con il suo modo di procedere: uccide anche l’ultimo maestro che rappresentava il suo ideale e che egli aveva deificato.
Subentra allora in lui un periodo di profonda crisi in quanto non riesce più a trovare un ideale specifico verso cui indirizzare il suo ardore.
Ciò lo conduce all’apatia più totale.
È come se la vita non lo interessasse più, come se non avesse più alcun tipo di desiderio o aspirazione da realizzare e tutto gli sembrasse vano e vuoto.
Il fanatismo, la devozione, il furioso incalzare se stesso e gli altri e gli sforzi inutili sono scomparsi, ma nulla ne ha ancora preso il posto.
Si sente inutile e il mondo gli crolla intorno.
Ne può uscire solamente quando riesce a cambiare prospettiva di vita, percependo la devozione in maniera diversa da come ha sempre fatto.
La devozione espressa tramite la propria personalità genera fanatismo.
Esso è separativo, crudele, ma spesso ben motivato.
Tuttavia, non tiene conto della realtà immediata, in quanto è proteso a rincorrere una visione auto-creata della verità, quindi solo umana, seppur in tutta buona fede.
Comprende quindi che l’atteggiamento unilaterale e rigido da lui avuto verso se stesso e gli altri, non era amore.
Esso infatti tendeva ad escludere il resto del mondo e a considerarlo come antagonista.
Si affaccia così nella sua mente la comprensione che la vera devozione è un’espressione dell’amore incondizionato ed inclusivo verso tutto ciò che è permeato di Vita.
Così impara a liberarsi dal proprio idealismo: si identifica, allora, con l’idea prima, quella che muove tutte le forme di vita, senza privilegiarne alcuna in particolare.
Grazie a tale realizzazione, egli volge il suo vivere a Dio, non rinchiuso più in una particolare religione o credo, ma quale espressione prima e ultima della Vita.
Realizza che il depositario più fedele dei suoi ideali è lui stesso in quanto rappresenta una delle molteplici espressioni della Coscienza.
Cessa così, definitivamente, il bisogno di seguire un maestro o una filosofia di vita.
Egli inizia a vivere affidandosi esclusivamente alle sue sensazioni ed intuizioni, raggiungendo e trasmettendo una profonda sensazione di pace e di serenità.
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